martedì 15 dicembre 2015

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STRALCIO DI UNA TESI DI LAUREA

Ligustro nelle tesi di laurea

Capitolo I

INTRODUZIONE

Il motivo che mi ha spinto a scegliere la figura di Giovanni Berio "Ligustro" come argomento di questa mia trattazione, abbandonando definitivamente un certo imbarazzo e difficoltà di scelta tra una serie piuttosto confusa di opzioni, devo essere sincero, è giunto per caso.

In effetti, sino ad un anno fa non avevo mai sentito parlare di questo personaggio, anche se ovviamente il nome Berio non risultava essermi nuovo, non fosse stato altro lo stretto vincolo che lega questo nome, così come quello di altre famiglie, al territorio imperiese e alle sue tradizioni. 

Tuttavia, non potevo immaginare che esso fosse legato ad una qualsiasi dimensione artistica e specificatamente, cosa ancora più sorprendente ed insolita, al mondo così lontano della xilografia giapponese.

Come dicevo, il suggerimento nasce per caso, consultando una tesi di laurea sull'Associazione degli Incisori Liguri, nella quale compare, tra i soci, il nome di Ligustro, un personaggio che la biografia descrive come "autodidatta, dedito, dal 1986, esclusivamente allo studio della xilografia policroma giapponese e delle sue tecniche Nishiki-e, in uso nel periodo Edo".

Due sono stati i particolari delle note biografiche che mi hanno incuriosito; innanzitutto l'approccio come autodidatta al mondo dell'arte. 

Sono sempre stato convinto delle diversità di avvicinamento all'arte di un autodidatta, rispetto ai sistemi propedeutici tradizionali, in termini di predisposizione mentale, pensiero e sensazioni, ma anche di contatto visivo, trasposizione, interpretazione e rappresentazioni delle immagini. 

In questo senso si è rivelata unica l&rsquoopportunità di conoscere un artista che scopre il suo linguaggio e lo sviluppa seguendo delle metodologie e dei percorsi non tradizionali.

In secondo luogo, ma forse questa è la vera fonte ispiratrice della mia trattazione,l'impiego del legno come materia prima della sua disciplina artistica. E' a questo materiale che io mi sento maggiormente legato, poiché è stato sin dall'infanzia, il mezzo principale attraverso il quale si è potuta esprimere la normale esperienza del gioco, a partire dalle forme più semplici, per perfezionarsi, evolversi e completarsi come mezzo espressivo vero e proprio, inserito a giusto motivo, nella mia sfera artistica. 

In questo contesto, il legno, da semplice supporto per le mie opere, preferito sin da subito alle tele perché più adatto alle mie tecniche pittoriche energiche e multimateriche, è diventato oggetto principale, assieme all&rsquoimpiego di svariati metalli, delle mie sculture e installazioni.

D'altronde, nell'ambito di ogni linguaggio e di ogni tecnica artistica, esiste una specificità del mezzo materiale con la quale si misurano la volontà artistica e la sperimentazione dei linguaggi stessi. La particolarità dei materiali inoltre, può costituire un limite invalicabile, oppure diventare uno stimolo potente per accelerare la ricerca. 

Così è stato per Ligustro, il quale ha capito come la xilografia possa essere un mezzo esemplificativo di questo rapporto; e questo non solo per l'inevitabile vocazione alla bidimensionalità del mezzo, ma per essere essa, tra tutte le tecniche artistiche destinate a produrre immagini piane, la più vicina alla dimensione del "carving", la scultura "per via del levare", e levare da una materia, il legno, non amorfa, ma anzi dotata di una potente presenza, perché biomorfa e quindi già di per sé figurata.

Il concetto di xilografia, come scultura bidimensionale, mi ha spinto a ricercarne un'applicazione nella particolare tecnica policroma giapponese, ripresa fedelmente da Ligustro nel suo percorso artistico e successivamente perfezionata per adattarla alle sue specifiche esigenze.

Essa costituisce il risultato di un lungo e lento processo evolutivo delle arti figurative giapponesi, durato oltre milletrecento anni, nel quale sono intervenuti fattori sociali, politici e culturali, e che raggiunge il massimo splendore nel periodo Edo. 

Nella prima parte della trattazione dunque, ho ritenuto importante soffermarmi su una analisi, seppur sintetizzata sulla storia dell'arte giapponese, con particolare riferimento proprio al periodo Edo e alla xilografia Nishiki-e, ispiratrice della cifra stilistica di Ligustro.

In seconda analisi, ho cercato di rendere, nel modo più fedele possibile il profilo del personaggio, innanzitutto dal punto di vista umano, partendo dalle sue origini e sottolineando, grazie anche alle sue dirette testimonianze, il cambiamento che l'incontro con la cultura orientale e giapponese in particolare, ha esercitato sul suo carattere e sul modo di affrontare la vita.

Certamente la cultura orientale è stata fondamentale per la sua dimensione artistica, in quanto gli ha indicato il percorso più adatto alle sue capacità creative e alle sue sensibilità. Esse si esprimono attraverso un innata attitudine all'analisi del paesaggio e del territorio, sotto l'aspetto oggettivo delle forme, ma soprattutto attraverso la soggettività del colore. 

Il rapporto tra Ligustro e la sua terra, non si è fermato a semplice base di partenza e soggetto principale dei suoi esordi artistici, bensì si è costituito, col tempo, come campo d&rsquoazione fondamentale di tutta la sua produzione artistica.

Infatti, i vibranti pastelli e i più languidi acquarelli e chine, mediante i quali egli descrive la natura aspra e spesso monotona degli uliveti, gli scorci dei paesini aggrappati ai pendii o ancora le più poetiche e calme visioni delle marine, si trasformano in una vera e propria porta sull'oriente.

L'incontro di Ligustro con la cultura nipponica è totalizzante; egli ne attinge l&rsquoessenza attraverso lo studio della filosofia zen, della letteratura, della poesia ma soprattutto dell'arte figurativa in tutte le sue discipline, dalla pittura monocroma alla pittura e calligrafia nanga. Senza dubbio, la dimensione dalla quale è maggiormente attratto è però la xilografia, madre di tutte le discipline calcografiche, che per lui, sempre desideroso di nuovi stimoli, costituisce una vera e propria sfida di carattere puramente tecnico.

L'artista si getta anima e corpo nell'impresa di fare propria l'antica disciplina policroma Nishiki-e, attraverso un'inesauribile sperimentazione delle tecniche tradizionali di incisione dei legni e di stampa, ma anche delle carte giapponesi e dei colori. 

Gran parte della mia trattazione è quindi intesa a raccontare l'avventura di Giovanni Berio, nell'ambito della xilografia giapponese, attraverso un costante e preciso parallelismo tra le modalità tecniche tradizionali e le nuove sperimentazioni dell'artista, confronto sempre suddiviso per argomenti e corredato da precise schedature delle opere.

Essendo la Nishiki-e una tecnica di stampa policroma, Ligustro raccoglie quella che per lui è la sfida più significativa. Sto parlando naturalmente della resa cromatica delle sue stampe, nelle quali egli, non perdendo assolutamente la sua naturale inclinazione verso il paesaggio, fotografa il mondo che lo circonda e lo reinterpreta, secondo i mezzi stilistici nipponici, tanto preziosi agli impressionisti, ai simbolisti e a tutta la corrente Liberty di inizio 900, ravvivandolo però, non con i colori sobri e spenti del Sol Levante, bensì con tinte accese e vivaci, rese brillanti dalla solarità e luminosità mediterranee.

La totale adesione alle cifre stilistiche della xilografia nipponica, quasi del tutto sconosciute nel panorama artistico occidentale contemporaneo, comportano un progressivo allontanamento, da parte dell'artista, non solo dalla xilografia occidentale, ma anche da tutte le altre discipline calcografiche tradizionali. 

Questo fatto preclude, quando non fa fallire miseramente, i rari tentativi di Ligustro di aderire a gruppi o correnti artistiche costituite. 

Egli si configura quindi come una personalità isolata, che persegue i suoi obbiettivi contro tutto e tutti; la sua espressione xilografica policroma è spesso osteggiata e criticata da quelle correnti di pensiero e stile, dedite all'ostinata conservazione delle tradizioni incisorie proprie, ossia la traduzione delle immagini col bianco e nero.

Tuttavia, queste critiche, spesso irriverenti e sminuenti il suo operato, si scontrano con la sua totale indifferenza, rinforzata dalle sue convinzioni e da un forte legame tra mondo occidentale ed orientale. 

Ed è proprio questo connubio tra il colore mediterraneo e le antiche tradizioni xilografiche nipponiche, da lui sondate con grande determinazione, sin nei loro aspetti più reconditi, che hanno portato a risultati da lui stesso insperati, ma degni di essere riconosciuti, da illustri esperti di fama mondiale quali Jack Hillier, come esemplari di rara bellezza di un genere completamente nuovo.




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